Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli
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Anno IV – Numero 560 AVVISO Ordine 1. Crisi occupazionale: Istituito un fondo di solidarietà per i colleghi iscritti all’ albo in stato di disoccupazione Notizie in Rilievo Scienza e Salute 2. Una pillola nanotech per monitorare la salute 3. Tumori: statine possono fermare diffusione metastasi 4. Con la vitamina D, difese più forti contro il tumore del colon 5. "Misure" maschili più corte rispetto al passato: colpa di malattie croniche Prevenzione e Salute 6. Discopatie e lombalgia, ecco i metodi per affrontarle 7. Caffè, via libera a 3 espressi al giorno o a due tazze 'all'americana' Curiosità e Salute 8. È vero che agli uomini, dopo aver fatto l'amore, scappa la pipì? Lunedì 19 Gennaio 2015, S. Mario, Pio Proverbio di oggi……….. Accussi va ‘o munno, chi nuota e chi và ‘nfunno Così va il mondo, chi nuota e chi va a fondo È VERO CHE AGLI UOMINI, DOPO AVER FATTO L'AMORE, SCAPPA LA PIPÃŒ? Sì, sebbene non succeda proprio a tutti. Sì, sebbene non si tratti di una sensazione comune a tutti. Anzi, dal punto di vista fisiologico, l'uomo dopo i rapporti sessuali dovrebbe fare più fatica a mingere, a causa di alcune molecole, le catecolamine, che, prima dell'eiaculazione, agiscono sul collo della vescica in modo tale da impedire che il liquido seminale vada verso la vescica stessa. Questa sensibilizzazione della vescica, in alcuni casi, potrebbe però spiegare lo stimolo a urinare. Da un punto di vista più psicologico, l'eccitazione del rapporto sessuale può far accantonare la necessità di urinare, che si ripresenta subito dopo. Non si può però escludere una situazione di infiammazione della prostata, da far controllare da un medico. (Focus) I 10 Progetti Grandiosi di Google: UNA PILLOLA NANOTECH PER MONITORARE LA SALUTE L’auto che si guida da sola, le pillole nanotech, lenti a contatto intelligenti per misurare l’insulina, e altre idee rivoluzionarie. I laboratori X di Google sono agli studi preliminari di una serie di pillole da ingerire come una normale pastiglia che, una volta nel corpo, grazie alle nanotecnologie sarebbero in grado di individuare eventuali malattie come il cancro contrassegnando le cellule danneggiate. Non è ancora chiaro se il progetto vedrà la luce né quando questo accadrà, ma i primi esperimenti, dicono gli scienziati al lavoro, sono stati incoraggianti. (Salute, Corriere) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 560 SCIENZA E SALUTE Tumori: STATINE possono fermare diffusione metastasi Le statine, noti farmaci che tengono a bada il colesterolo alto, possono contribuire a fermare la diffusione del cancro Almeno questo e' quanto emerso da uno studio pubblicato sulla rivista Scientific Reports. Le cellule tumorali hanno bisogno del colesterolo per espandersi dal tumore originale e per creare metastasi. Ora gli scienziati americani hanno dimostrato che le statine potrebbero essere in grado di fermare le cellule responsabili della diffusione mortale del cancro. In una serie di esperimenti gli studiosi hanno dimostrato che i farmaci anti-colesterolo lavorano meglio contro alcune cellule tumorali rispetto ad altre. "Anche se le statine probabilmente non sono efficaci contro il tumore primario del paziente, potrebbero invece agire per bloccare la capacità del tumore di metastatizzare". "Questo è molto importante perchè la maggior parte dei malati di cancro muore per le metastasi". Una soluzione potrebbe essere quindi quella di somministrare le statine insieme agli altri trattamenti standard, come la chirurgia, la chemioterapia e la radioterapia. (Agi) CON LA VITAMINA D, DIFESE PIÙ FORTI CONTRO IL TUMORE DEL COLON Il sole stimola la sua produzione nell'organismo: alte concentrazioni nel sangue hanno un ruolo preventivo e di difesa sul cancro del colon-retto. Per difenderci dal tumore del colon-retto, scende in campo anche il sole con un arma naturale: la vitamina D, prodotta nell’uomo in quantità sufficienti alla semplice esposizione alla luce. Quando i suoi livelli nel sangue sono elevati, il sistema di difesa anti-cancro dell’organismo si mette sull’attenti e contrasta con maggiore forza l’avanzata del tumore del colon: lo dimostra uno studio pubblicato su Gut. Recenti evidenze avevano già messo in luce il ruolo della ‘vitamina del sole’ nella prevenzione di questo temuto ‘big killer’ dell’oncologia, che ogni anno colpisce 40-70 mila donne e uomini solo in Italia. Ora lo studio aggiunge alla lista dei benefici sulla salute dell'uomo il suo impatto positivo anche in chi ha già manifestato questo tipo di tumore. Più in generale «le persone con alti livelli di vitamina D nel sangue hanno un minore rischio di sviluppare un tumore del colon-retto». «Le indagini di laboratorio suggeriscono che la vitamina D potenzi l’azione del sistema immunitario attivando cellule T capaci di riconoscere e attaccare le cellule tumorali». Il suo ruolo nel rafforzare il sistema immunitario è stato confermato anche da una ricerca parallela, dello stesso centro di Boston, che ha valutato la sopravvivenza dei pazienti con cancro del colon-retto in metastasi in relazione all’impatto di alte concentrazioni di vitamina D: sebbene siano state raccolte le prime evidente, sono gli stessi ricercatori a frenare facili entusiasmi, è presto per affermare che alte concentrazioni della vitamina possano incidere sulla sopravvivenza di chi ha già manifestato il tumore. Tuttavia «in futuro potremmo essere in grado di prevedere di quanto si riduce il rischio di cancro del colonretto aumentando l’apporto individuale di vitamina D». (OK, Salute) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 560 PREVENZIONE E SALUTE DISCOPATIE E LOMBALGIA, ECCO I METODI PER AFFRONTARLE La discopatia, che a volte chiamiamo schiacciamento delle vertebre o sciatica, è una delle principali cause del mal di schiena. L'esperto di OK Mario Di Silvestre spiega come affrontare questo problema che provoca un intenso dolore. La discopatia rappresenta una delle principali cause del mal di schiena. La discopatia è un’alterazione del disco intervertebrale (posizionato tra due vertebre), che normalmente funge da ammortizzatore e permette di flettere ed estendere la colonna vertebrale. Quando il disco va incontro a fenomeni degenerativi, inizia a indebolirsi e consumarsi, perdendo spessore e funzionalità. Il fenomeno è facilmente visibile anche sulle radiografie perché si riduce sensibilmente lo spazio tra le due vertebre. Per questo spesso si parla erroneamente di «schiacciamento delle vertebre»: in realtà a schiacciarsi è il disco, ed è questo che provoca il dolore. Nei casi di discopatia lombare a essere maggiormente colpito è l’L5 S1, vale a dire l’ultimo disco della colonna vertebrale, perché è quello che ne regge l’intero carico. CAUSE. La degenerazione del disco è un fenomeno fisiologico. Può però avere inizio precocemente e progredire rapidamente in soggetti con una predisposizione genetica. Ma può anche essere accelerata da sforzi e microtraumi ripetuti: è il caso di chi solleva pesi frequentemente per lavoro, o di chi pratica particolari e intense attività sportive a livello agonistico, come la ginnastica artistica o il sollevamento pesi. Condotta in modo amatoriale, invece, l’attività fisica è molto utile, perché aiuta a mantenere elastica la struttura della colonna e a prevenire il sovrappeso, altro fattore peggiorativo della discopatia lombare. SINTOMI. La discopatia lombare determina dolore, ossia è causa di lombalgia. Quando il dolore si irradia dalla colonna lombare alla gamba si trasforma in una lombosciatalgia (anche detta sciatica). Ciò è dovuto al fatto che il disco, schiacciandosi, finisce per irritare prima e comprimere successivamente, le vicine radici nervose. DIAGNOSI. Viene effettuata inizialmente attraverso una radiografia in piedi: se il disco appare ridotto in altezza si è in presenza di discopatia. L’analisi va poi approfondita con una risonanza magnetica, che rivela lo stato preciso della patologia. CURE. In caso di attacco lombalgico acuto è importante soprattutto qualche giorno di riposo, per non sollecitare ulteriormente la colonna lombare. Inoltre vanno assunti farmaci miorilassanti e antidolorifici: il cortisone è consigliabile solo in caso di dolore più intenso e quando la lombalgia si è trasformata in sciatica. Superata la fase acuta, è necessaria una fisioterapia mirata, meglio se praticata in acqua, per ridurre la contrattura dolorosa dei muscoli addominali e paravertebrali. Da evitare l’uso prolungato di busti e fasce elastiche, che finiscono per avere un effetto negativo sul tono muscolare. Con questi accorgimenti, dopo alcuni giorni in genere si torna alla normalità. CHIRURGIA. Quando il mal di schiena si manifesta con sempre maggiore frequenza, con episodi acuti sempre più invalidanti (fino a limitare fortemente il normale svolgimento della vita quotidiana), l’unica soluzione è sottoporsi all’intervento chirurgico. Sono possibili soluzioni diverse: Artroprotesi di disco: si effettua quando la discopatia non è ancora grave e in soggetti sotto i 40-45 anni. Il disco degenerato viene rimosso e sostituito da una protesi che riproduce la sua funzione, in modo da ripristinarne la mobilità perduta. L’artroprotesi viene impiantata in anestesia generale intervenendo dall’addome, il giorno dopo si è in grado di alzarsi ma la degenza ospedaliera dura qualche giorno. Dopo circa un mese si torna alla vita quotidiana. PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 560 Sintesi dinamica: vi si fa ricorso in alternativa all’artroprotesi di disco. Consente di mantenere un limitato grado di movimento. È una scelta del chirurgo, perché può essere eseguita con un approccio posteriore. L’anestesia è generale e i tempi di recupero sono sovrapponibili a quelli della artroprotesi di disco. Sintesi rigida: si effettua quando il disco è ormai severamente consumato. Si fa ricorso quindi alla sua fissazione per impedire che il movimento residuo, sia pur limitato, continui a provocare dolore. È in anestesia totale con un approccio posteriore. Ci si alza il giorno dopo e si resta in ospedale qualche giorno. È più doloroso rispetto alle altre due procedure, ma soltanto nei primi giorni. Ogni intervento dovrebbe essere preceduto e seguito da 2-3 mesi di terapia riabilitativa in acqua o di nuoto, allo scopo sia di preparare il fisico all’operazione, sia di ristabilirlo nei modi e tempi migliori. (OK, Salute) SCIENZA E SALUTE "MISURE" MASCHILI PIÙ CORTE RISPETTO AL PASSATO: COLPA DI MALATTIE CRONICHE La "notizia" arriva dall'Inghilterra: l'organo sessuale dei nonni era più lungo rispetto a quello dei nipoti. Uno studio italiano afferma che i nostri giovani hanno "perso" un centimetro In media l'organo sessuale dei nonni era più lungo di due centimetri rispetto a quello dei nipoti. L'allarme per le "misure" dei maschietti arriva direttamente dal quotidiano inglese The Telegraph, che individua le cause nelle malattie croniche "che influiscono sulla frequenza delle erezioni". Uno studio dell'Università di Padova afferma che i giovani italiani hanno "perso" un centimetro rispetto ai coetanei della metà del secolo scorso. La vita si allunga, il resto no - Gli uomini contemporanei vivono molto più a lungo rispetto a un secolo fa. Purtroppo, però, sono anche più grassi e obesi e sviluppano molto più frequentemente malattie croniche come il diabete. Tutto questo, unito al consumo più elevato di sostanze chimiche dannose presenti in alimenti e a stili di vita meno salutari, avrebbe influito sull'organismo maschile provocando squilibri ormonali. Col risultato di un "accorciamento" medio dell'organo sessuale maschile. In Italia si è "perso" un centimetro - Uno studio dell'Azienda ospedaliera universitaria di Padova coordinato da Carlo Foresta afferma che "l'organo sessuale dei giovani italiani è più corto di un centimetro rispetto ai coetanei della metà del secolo scorso". La ricerca ha preso in esame le misure di circa duemila diciottenni, "confrontando i loro numeri con quelli delle passate generazioni". Il motivo, anche in questo caso, sarebbe da ricercare negli stili di vita poco salutari, fattori ambientali e un tasso sempre più alto di obesità. Tutti fattori che, secondo lo stesso Foresta, "possono influire sulle dimensioni dell'organo sessuale soprattutto nell'età dello sviluppo". "Vittime" non solo fra i giovani - Secondo Gabriele Antonini, urologo-andrologo dell'Università Sapienza di Roma, "il benessere porta anche patologie come il diabete e il colesterolo, che incidono sulla salute dei vasi sanguigni e possono causare uno stato di fibrosi dei corpo cavernosi dell'organo sessuale maschile". E in particolare negli over 50, nei quali il naturale calo del testosterone si aggiunge una maggiore esposizione alle malattie croniche come obesità e diabete. (Salute, Tgcom24) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 560 PREVENZIONE E SALUTE CAFFÈ, VIA LIBERA A 3 ESPRESSI AL GIORNO O A DUE TAZZE 'ALL'AMERICANA' L'ok dell'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, a una certa quantità al dì. In gravidanza 200mg caffeina non destano preoccupazioni per feto L'abitudine di accompagnare la giornata con tre tazzine di caffè, se di qualità robusta, o due tazze all'americana non desta preoccupazioni per la salute degli adulti. A dirlo è l'Efsa, l'Autorità europea per la sicurezza alimentare, in un parere scientifico sulla sicurezza della caffeina, da tutte le fonti. "Dosi singole di caffeina fino a 200 mg e dosi quotidiane fino a 400 mg non destano preoccupazioni in termini di sicurezza per gli adulti in Europa" secondo l'Authority con sede a Parma. Ed "è improbabile", continua l'Efsa, che la caffeina interagisca negativamente con altri componenti delle cosiddette "bevande energetiche", come la taurina, il D- glucuronolattone o l'alcol. Donne in attesa. Inoltre "nel caso di donne in gravidanza - aggiunge l'Efsa - l'assunzione di caffeina fino a 200 mg al giorno non solleva preoccupazioni per la salute del feto", rispondendo così a studi che avevano paventato un "maggior rischio che il bebè nasca di peso basso o che la gravidanza si prolunghi oltre il termine previsto" con consumi di caffè superiori la dose consigliata dall'Oms che è 300 mg di caffeina al giorno per le puerpere. Agli sportivi l'Efsa precisa che " dosi singole di caffeina fino a 200 mg non destano preoccupazioni per la sicurezza degli adulti (18-65 anni), anche se consumate meno di due ore prima di un esercizio fisico intenso". Ma in generale chi vuole sonni tranquilli deve sapere che 'dosi singole di 100 mg possono aumentare il tempo di latenza del sonno (la quantità di tempo occorrente per addormentarsi) e ridurne la durata in taluni adulti". I bambini. Secondo l'Efsa, per bambini (3-10 anni) e adolescenti (10-18 anni) "l'assunzione quotidiana di 3 mg per kg di peso corporeo è considerata esente da rischi". Tuttavia, sottolinea Franco Contaldo, ordinario di medicina interna dell'Università di Napoli, "lo sviluppo del cervello si completa dopo i 20 anni. Evitare caffè e tè seriali. Fino a quell'età gli eccessi di caffeina, e ancor più di alcol, vanno evitati. Va quindi ridotto il ricorso a caffè e tè seriali per aumentare la vigilanza negli studi o sotto esame scolastico". La caffeina, precisa l'Eufic (European Food Information Council) è una xantina, un alcaloide che si trova in diverse piante come i chicchi di caffè e i semi di cacao, le foglie di tè, le bacche di guarana e le noci di cola, e che viene aggiunta a bevande analcoliche e a diversi farmaci sia con ricetta sia da banco. Il contenuto medio di caffeina è di circa 85 mg per 150 ml (1 tazza occupazioni in termini di sicurezza per gli adulti in Europa". Ed "è improbabio nella busta di tè, di 20 mg nel tè istantaneo e di 4 mg nel cacao o nella cioccolata calda. Un bicchiere (200 ml) di una bevanda analcolica che contiene caffeina, ha un contenuto medio di caffeina di circa 20-60 mg. (Salute, La Repubblica)

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