Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli
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Anno III – Numero 468 Mercoledì 03 Settembre 2014, S. Gregorio, Marino AVVISO Proverbio di oggi…….. Ordine ‘ A lengua nun tène osse, ma rompe l’osse 1. UCFI: riunione Lunedì 8 Settembre 2014 2. Ordine: nuovo sito web 3. farmaDAY compie due anni FARMADAY COMPIE DUE ANNI Il notiziario online dell’Ordine, FarmaDAY compie 2 anni; il primo n. il 3 settembre 2012. Notizie in Rilievo L’obiettivo che ci siamo posti all’inizio di questo Scienza e Salute 4. Il «pisolino da caffè», la formula migliore per restare ben svegli 5. Un nuovo farmaco anti-colesterolo 6. Una sostanza zuccherina sopprime il colesterolo HDL buono coinvolgente impegno verso di Voi era quello di cercare di fornire in tempo reale notizie utili per la nostra Professione attraverso un notiziario online di facile e immediata consultazione dedicato:  all’informazione sanitaria medico-scientifica e alle sue innovazioni,  all’evoluzione del settore farmaceutico,  alla nutrizione e alla cosmesi,  alla prevenzione e alla tutela della salute dei cittadini. L’Ordine non è e non vuole essere un’entità a sé stante ma vuole creare un legame sempre più stretto con i propri Iscritti. “CONOSCERE E CONOSCERSI PER MIGLIORARE LE PROPRIE CONOSCENZE PROFESSIONALI” ï‚· Prevenzione e Salute 7. Ritardo del ciclo: possibili cause e quando preoccuparsi La redazione del notiziario richiede un forte impegno quotidiano, anzi notturno!!! e il tutto è realizzato a costo zero per le risorse dell’Ordine e con il solo personale impegno. Grazie per i tantissimi apprezzamenti ricevuti. Enzo Santagada ORDINE: UNIONE DEI FARMACISTI CATTOLICI – SEZ. NAPOLI L’Unione dei Farmacisti Cattolici Italiani di Napoli (UCFI – sez. Napoli) riprende il proprio cammino. Lunedì 8 Settembre riunione presso la sede dell’Ordine, h. 21.00 L’associazione UCFI di Napoli si riunirà Lunedì 8 settembre presso la sede dell’Ordine per programmare le attività da svolgere nei prossimi mesi. Tutti i Colleghi interessati possono partecipare. SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 468 SCIENZA E SALUTE IL «PISOLINO DA CAFFÈ», LA FORMULA MIGLIORE PER RESTARE BEN SVEGLI Recenti studi dimostrano come 15 minuti di sonno dopo aver bevuto una tazzina di caffè aiutino ad affrontare con grinta il resto della giornata Caffè o riposino? Tutti e due. Caffeina e sonno sono opposti complementari: lo dimostrano vari studi, che portano alla conclusione che, per rimanere ben svegli, la formula migliore è unire il pisolino al rito della tazzina. La strana coppia: Un caffè, e poi un riposino da 15/20 minuti: è questa la combinazione vincente per essere svegli e pimpanti per il resto della giornata. Meglio - dicono le ricerche - che una tazzina di caffè o alternativamente un riposino da soli. Alcuni scienziati inglesi dell’Università di Loughborough hanno sottoposto a una simulazione di guida persone in privazione da sonno, per vedere come meglio stimolare allerta e prontezza di riflessi: la formula “pisolino da caffè” ha battuto ogni alternativa, ventate d’aria gelida in faccia comprese. Uno studio giapponese non solo ha confermato, ha anche dimostrato che la strana coppia aiuta la memoria, più che un breve sonno solitario. Come può accadere? La caffeina deve attraversare tutto il tratto gastro-intestinale, entrare nel flusso sanguigno e ci mette circa 20 minuti ad arrivare al cervello: occupare quel lasso di tempo con un breve sonno è dunque utile. In gara con l’adenosina: Tutto ha a che fare con l’adenosina, un importante composto chimico coinvolto anche nel sonno dato che, secondo recenti studi, questo neurotrasmettitore indurrebbe quello il sonno onde lente, ovvero il più profondo. Risvegliarsi bruscamente da questo sonno comporta grosse difficoltà. L’adenosina, per dirla grossolanamente, è colei che ci fa sentire stanchi e intorpiditi dopo un riposo troppo breve. Ebbene, la caffeina è un inibitore di adenosina. Questa sostanza va infatti a “riempire” i ricettori nel cervello che normalmente vengono occupati dalla molecola dell’adenosina, dalle sembianze simili. In pratica la caffeina compete - con successo - con l’adenosina per trovare spazio nel cervello. Contrasta dunque l’insorgenza del sonno, come abbiamo sempre saputo? Sì, ma qui entrano in gioco quei 20 minuti: un pisolino che termina giusto quando inizia l’effetto della caffeina sgombra il campo dagli effetti di questa molecola, e dopo ci si sente scattanti e desiderosi di riattivarsi. Brevi ed efficaci: Non importa se in un quarto d’ora non si raggiunge il sonno profondo, anzi meglio: anche limitandosi a sonnecchiare, si ottiene un mezzo sonno, un micro-sonno, in ogni caso ristoratori intervalli di pausa dalla veglia. Attenzione: il pisolino non deve superare i 15, massimo 20 minuti. Oltre i 30 minuti, si può tipicamente ricadere nel sonno più profondo, quello che genera intontimento al brusco risveglio: tecnicamente si chiama “inerzia del sonno” e consiste in un rallentamento dell’attività della corteccia prefrontale, implicata in funzioni cognitive complesse quali quella del giudizio. La materia grigia ci può mettere una buona mezz’ora a riattivarsi appieno. Il “pisolino da caffè” può aiutare a stare in pista anche quando non si ha un ciclo sonno-veglia regolare per un periodo piuttosto prolungato, come dimostra un altro studio. È bene tenerlo a mente per la lunga stagione lavorativa che è appena iniziata: la cosa migliore da fare dopo un buon caffè è fare un riposino. (Salute, Corriere) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 468 SCIENZA E SALUTE UN NUOVO FARMACO ANTI-COLESTEROLO Efficace nelle forme di ipercolesterolemia familiare. Si somministra con un’iniezione ogni due settimane. In Italia sarà disponibile fra due anni Un nuovo farmaco sembra in grado di garantire un livello ottimale di colesterolo nella maggior parte delle persone in cui i suoi livelli non riescono a essere controllati con le terapie per ora disponibili. Si tratta di una buona notizia soprattutto per chi ha una forma familiare di ipercolesterolemia e, più in generale, per tutti i pazienti ad alto rischio cardiovascolare, come i diabetici o chi ha già avuto problemi di cuore. Ipercolesterolemia familiare: Proprio un gruppo di individui affetti da ipercolesterolemia familiare in forma eterozigote (cioè con solo uno dei due geni interessati difettoso) è stato protagonista di due degli studi presentati all’annuale congresso della Società Europea di Cardiologia. «In questi pazienti il rischio di eventi cardiovascolari è da 14 a 17 volte superiore rispetto a quello della popolazione di pari età che non ha questa mutazione». Si tratta di una popolazione più numerosa di quanto si potesse pensare fino a poco tempo fa. «In base a uno studio pubblicato lo scorso anno in Italia sono circa 200-250mila le persone affette da questo problema» aggiunge l’esperto. Lo studio: Le due ricerche hanno coinvolto complessivamente 738 pazienti con ipercolesterolemia familiare già in trattamento con la massima dose di statine, eventualmente associate a un inibitore dell’assorbimento del colesterolo, l’ezetimibe. In circa i due terzi dei soggetti è stato somministrato anche alirocumab, il nuovo preparato messo a punto dall’azienda francese Sanofi. «Circa l’80% di queste persone di solito non raggiunge il livello di colesterolo ottimale, ragione per cui è importante disporre di nuove possibilità di cura. Nel gruppo trattato la somministrazione di alirocumab ha permesso di diminuire i livelli di colesterolo LDL (“cattivo”) del 51-58% rispetto al placebo e di raggiungere i livelli desiderati di colesterolo nel 72-81% dei casi». Analoghi risultati sono stati ottenuti anche nelle ricerche che hanno coinvolto pazienti ad alto rischio cardiovascolare, facendo ipotizzare la possibilità di ottenere una riduzione degli eventi cardiovascolari. RISULTATI: «I pazienti trattati con alirocumab hanno avuto una riduzione del 62% del colesterolo LDL e il 79% ha raggiunto il valore desiderato. Inoltre si è osservata una riduzione del 54% del rischio di eventi cardiovascolari». Meccanismo d’azione: I risultati ottenuti col nuovo farmaco sono da attribuire al suo meccanismo d’azione, completamente diverso da quello di tutti gli anti-colesterolo attualmente disponibili e che sfrutta una scoperta effettuata una decina d’anni fa, quella di una proteina che è in grado di disattivare dei recettori presenti sulle cellule del fegato. Poiché questi recettori hanno il compito di rimuovere dal sangue l’eccesso di colesterolo LDL, quello cattivo, l’idea è stata quella di costruire un farmaco, un anticorpo monoclonale, capace di legarsi alla proteina (chiamata PCSK9) che li inattiva. «Grazie a questo meccanismo anticorpale il farmaco è in grado di bloccare l’azione della proteina; di conseguenza i recettori che captano il colesterolo dal circolo non vengono più distrutti e continuano a svolgere la loro azione trasportando il colesterolo LDL all’interno del fegato». Fra l’altro questo particolare meccanismo d’azione potrebbe influire in modo favorevole sul funzionamento della altre terapie per ridurre il colesterolo essendosi per es. dimostrato che quando il colesterolo diminuisce durante la terapia con le statine l’organismo reagisce aumentando la produzione proprio della proteina PCSK9. Un’altra differenza con le terapie attualmente disponibili è che il nuovo farmaco, il cui arrivo in Italia è previsto fra un paio d’anni, viene somministrato per iniezione, da praticare ogni 2 settimane. (Salute, Corriere) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 468 UNA SOSTANZA ZUCCHERINA SOPPRIME IL COLESTEROLO HDL BUONO Gli scienziati dell’Università di Warwick hanno scoperto che il metilgliossale, una sostanza zuccherina, contenuta in certi tipi di miele, attacca e modifica il colesterolo buono facendolo diventare, per così dire, cattivo. Questo processo, che pare naturale, ci mette a rischio malattie ed eventi cardiovascolari Forse qualcuno ha già sentito parlare del metilgliossale (MG), magari perché è una sostanza presente nel miele di Manuka – un miele prodotto in Australia e Nuova Zelanda – che possiede proprietà antibatteriche e altre ritenute parimenti salutari. Oggi, però, una nuova ricerca punta i riflettori sulla possibilità che questa sostanza possa letteralmente uccidere il colesterolo HDL (detto “buono”) e, per così dire, trasformarlo in colesterolo cattivo. Non solo, la possibilità che nel nostro organismo i livelli di lipoproteine ad alta densità (HDL) scendano, favorendo l’aumento di quelle a bassa densità (LDL), fa aumentare in modo significativo il rischio di malattie ed eventi cardiovascolari. Lungi dal colpevolizzare il miele di Manuka, i ricercatori ricordano che un aumento dei livelli di MG è stato riscontrato negli anziani, nei pazienti diabetici o con problemi renali. Tuttavia, il metilgliossale destabilizza le HDL, causandone la perdita della proprietà che proteggono contro le malattie cardiache. «Il danno dell’MG nei confronti delle HDL è una nuova e probabile causa importante di bassi e disfunzionali livelli di HDL – e può causare fino a un 10% di aumento del rischio di malattie cardiache». Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Nutrition and Diabetes e mostra come l’HDL danneggiato sia rapidamente eliminato dal sangue, determinando un abbassamento dei livelli presenti. Quello che, nel caso, rimane comunque nel sangue ha tuttavia perduto la sua funzione benefica. Al momento non esistono farmaci che possono invertire i bassi livelli di HDL, ma i ricercatori sostengono che la ricerca offra nuove potenziali strategie per ridurre i livelli di MG che possono danneggiare il colesterolo HDL. «Per comprendere come il MG danneggi le HDL, ci si può ora concentrare sullo sviluppo di farmaci che riducono la concentrazione di MG nel sangue, e non solo farmaci che possono aiutare – spiega Rabbani – Potremmo ora sviluppare nuovi integratori alimentari che riducono il MG aumentando la quantità di una proteina chiamata glyoxalase 1, o Glo 1, che converte il metilgliossale in sostanza innocua. Questo significa che in futuro avremo sia nuovi farmaci che nuovi alimenti che possono aiutare a prevenire e correggere bassi livelli di HDL, il tutto attraverso il controllo del MG». I ricercatori ricordano che il metilgliossale si forma nel corpo dal glucosio. Potenzialmente dannoso, il MG è 40.000 volte più reattivo del glucosio nel danneggiare i residui di arginina (aminoacido) nelle HDL, rendendo la particella instabile. Finché c’è ed è attiva, la proteina Glo1 converte il MG in sostanze innocue e ci protegge. E così, i livelli di MG sono normalmente conservati bassi nel corpo, al fine di mantenere una buona salute. Tuttavia, questi lentamente aumentano con l’invecchiamento, parallelamente al deteriorarsi di Glo1, che viene lentamente sostituita. Ecco dunque che può avviarsi il processo di destabilizzazione del colesterolo buono che può far aumentare di conseguenza il rischio di malattie cardiovascolari. (Salute, La Stampa) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno III – Numero 468 RITARDO DEL CICLO: POSSIBILI CAUSE E QUANDO PREOCCUPARSI Sarà capitato a molte, se non addirittura a tutte: il ritardo del ciclo mestruale. Ma quali sono le possibili cause e quando è meglio preoccuparsi? Il primo dubbio che assale la maggior parte delle donne, che hanno una vita sessuale attiva ma non usano la pillola o gli altri metodi anticoncezionali, è di essere incinta, di essere di fronte a una gravidanza, spesso indesiderata. Ma se la causa non è il pancione in arrivo, l’irregolarità delle mestruazioni può dipendere da altri fattori, altri disturbi o squilibri ormonali. Vediamo meglio le principali cause. Sono incinta? La prima domanda da farsi, in caso di ritardo del ciclo, che non si presenta dopo i canonici 28 giorni, è proprio questa. I sospetti nascono soprattutto se si presentano alcuni sintomi tipici della gravidanza, come la nausea, il vomito, il malessere generale e la stanchezza. Altri sintomi possono trarre in inganno: le perdite biancastre possono essere sintomatiche del ciclo mestruale, ma anche della gravidanza. Per chiarire ogni dubbio, meglio sottoporsi a un test di gravidanza. Se l’esito è positivo, il ritardo del ciclo ha un colpevole, mentre se l’esito del test di gravidanza è negativo, meglio cercare altrove le cause. Le altre cause: Se non c’è una gravidanza in corso, il ritardo del ciclo può essere legato ad altre circostanze. Da non sottovalutare il cambio delle abitudini alimentari o gli squilibri ponderali: condizioni come l’obesità o l’anoressia possono provocare alterazioni dell’ovulazione e del ciclo mestruale, così come le diete drastiche. Alcuni disturbi dell’apparato riproduttivo, come la sindrome dell’ovaio policistico, o della tiroide possono influire sugli equilibri ormonali, “scombinandoli” e alterando la regolarità dell’ovulazione e del ciclo mestruale. Stress, ansie, tensioni, ma anche eventi traumatici sono tra le possibili cause psicologiche dell’irregolarità del ciclo. Infatti, equilibri ormonali e psicologici possono intrecciarsi e influenzarsi vicendevolmente molto spesso. Il ciclo irregolare, in ritardo e imprevedibile è la caratteristica di un disturbo ginecologico ben preciso, l’oligomenorrea, che compromette l’ovulazione e di conseguenza la fertilità femminile. Il ritardo delle mestruazioni potrebbe essere anche il primo segnale dell’arrivo della menopausa, più o meno anticipata rispetto ai tempi classici. Cosa fare Non esiste un momento preciso in cui preoccuparsi, ma è preferibile fare un controllo specialistico, sottoponendosi a una visita ginecologica se il ritardo si protrae per troppo tempo, trasformandosi in assenza del ciclo, o se si ripete con troppa frequenza, rendendo le mestruazioni molto irregolari. (Salute, Pour Femme)

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