Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli
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Anno VII – Numero 1411 AVVISO Ordine 1. ORDINE: Progetto “Un Farmaco per tutti” “Una Visita per Tutti” 2. Ordine: eventi Settembre Notizie in Rilievo Scienza e Salute 3. Callo del sarto, cosa fare in caso di quinto dito varo del piede? 4. Disinfettanti a base di alcol: i batteri hanno imparato a resistere? Prevenzione e Salute 5. Seno «Denso» e Mammografia difficile da leggere: come stare tranquille? 6. Lo sai che i bagni caldi non sono un rimedio contro la pelle secca? 7. Il ciclo è irregolare? scopri cosa fare. Lunedì 10 Settembre 2018 – S. Nicola da Tol. Proverbio di oggi……… 'A gallina fa ll'uovo e ò gallo ll'abbruscia 'o culo La gallina fa l'uovo e al gallo s'infiamma il sedere CALLO DEL SARTO, FARE IN CASO DI Troppa confidenza COSA porta alla maleducazione. QUINTO DITO VARO DEL PIEDE? Il “callo del sarto” che può sorgere a chiunque. È il quinto dito varo del piede o bunionette,  una deformazione dell’articolazione metatarso-falangea lungo il margine esterno del piede con la comparsa di una protuberanza che rende doloroso indossare diversi tipi di calzature. È noto come callo del sarto perché richiama quel callo che spuntava ai piedi di chi cuciva stando troppo a lungo con le gambe incrociate per terra. È una condizione gemella dell’alluce valgo e proprio con questa condizione molto comune il quinto dito varo condivide diversi elementi, come ricorda il dottor Leonardo Maradei, Responsabile di Chirurgia del piede e mininvasiva di Humanitas. Una sporgenza e un callo al mignolo Meteo Napoli Lunedì 10 Settembre ï‚· Sereno Minima: 19° C Massima: 28 °C Umidità: Mattina = 50% Pomeriggio = 56% Il quinto dito varo è più frequente tra le donne, proprio come l’alluce valgo, e può sorgere a qualsiasi età. Oltre alla protuberanza ossea, che può evolvere nel tempo e diventare sempre più marcata, può comparire anche gonfiore e arrossamento sulla superficie cutanea. Inoltre può fare la sua comparsa il callo stesso, con la pelle alla base del mignolo che diventa più spessa. (Salute, Humanitas) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1411 PREVENZIONE E SALUTE SENO «Denso» e MAMMOGRAFIA difficile da leggere: come stare tranquille? La densità del tessuto mammario rende l’esame non completamente affidabile e va integrato con ecografia e in alcuni casi con la risonanza magnetica Ho 4o anni e mi sono sottoposta alla mia prima mammografia. Tutto sembra nella norma e farò un nuovo esame l’anno prossimo. Non ho però fatto una visita senologica e sono confusa riguardo al problema della densità del seno che, a quanto ho capito, implica che certi esami siano migliori di altri. Mi potete spiegare? Risponde Paolo Veronesi, Direttore Senologia Chirurgica Istituto Europeo Oncologia Milano Innanzitutto, brava: è corretto eseguire la prima mammografia intorno ai 40 anni. Ogni anno in Italia sono circa 50mila i nuovi casi di cancro al seno: l’80% riguarda donne con più di 50 anni, ma l’incidenza nelle 3040enni è in crescita ed è sempre bene ricordare che una diagnosi precoce salva la vita. Scoprire una neoplasia quando è di piccole dimensioni, senza metastasi, significa potersi curare con un intervento poco invasivo e avere grandi probabilità di guarigione completa, spesso anche senza chemio o radioterapia. La mammografia non basta Solitamente però la mammografia non è sufficiente. Molto spesso, infatti, nelle giovani donne la densità del tessuto mammario è tale da rendere questo esame non completamente affidabile. Questo perché nel «seno denso» c’è una minore quantità di tessuto adiposo e una maggiore di tessuto epiteliale e stromale (cioè delle parti che costituiscono lo «scheletro» della mammella) e la componente ghiandolare prevale su quella adiposa, cosicché i raggi X vengono bloccati e non permettono di identificare differenze di radiopacità, ovvero di densità del tessuto. E un tumore normalmente è più denso del tessuto circostante e quindi più radiopaco. Al contrario, quando la mammella è prevalentemente adiposa, come accade solitamente dopo la menopausa, il tessuto è «trasparente» ai raggi che passano senza difficoltà e possono così identificare anche una piccola radiopacità. Ecografia mammaria e risonanza Quindi per una corretta prevenzione, personalizzata in base al tipo di seno, sarebbe più prudente mostrare l’esito della prima mammografia a un senologo, per capire se e come sia necessario integrare questo esame. Di regola viene eseguita un’ecografia mammaria che, al contrario della mammografia, è molto efficiente nella valutazione di mammelle ricche di ghiandola e povere di grasso e costituisce, quindi, un ottimo esame complementare, che tra l’altro non utilizza radiazioni ma solo ultrasuoni. La sensibilità dipende però molto dall’esperienza dell’operatore, per cui è meglio rivolgersi a centri con vasta esperienza. Altro esame di secondo livello utile a completare il quadro, dopo mammografia ed ecografia, è la RISONANZA MAGNETICA. Un’indagine più lunga e costosa che viene normalmente riservata a casi particolari: per dirimere dubbi, completare una diagnosi o nei controlli prescritti alle donne ad alto rischio genetico (presentano mutazioni nel Dna che le espongono a maggiori probabilità di ammalarsi). PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1411 I limiti dello screening mammografico Ritornando alla densità mammaria, diversi studi hanno evidenziato che questa condizione comporta anche un aumentato rischio di tumore, per cui in questi casi è doppiamente indicata l’integrazione almeno con ecografia. D’altro canto bisogna ricordare, per quanto riguarda la mammografia tradizionale, che oggi la sua sensibilità è aumentata grazie all’introduzione della tomosintesi, detta anche mammografia in 3D o tridimensionale. Con questa metodica, attraverso diverse proiezioni mammografiche, si riesce a visualizzare la mammella a strati, un po’ come con la Tac, in modo da identificare formazioni nodulari che possono sfuggire se proiettate su un unico piano. La densità della ghiandola mammaria è anche uno dei limiti dello screening mammografico offerto solitamente alle donne dai 50 ai 69 anni. La maggior parte delle donne in questa fascia di età è in menopausa e ha mammelle «trasparenti», quindi la mammografia funziona molto bene. Ve ne sono alcune, però, che hanno ancora la mammella densa, magari perché assumono una terapia ormonale sostitutiva o per costituzione individuale. Le donne in questione riceveranno una lettera in cui è scritto che la mammografia non evidenzia niente di sospetto, ma non si fa menzione del fatto che l’esame potrebbe essere poco significativo nell’individuare une lesione a causa della radiopacità. Per questo è sempre meglio seguire un percorso di prevenzione «personalizzato», che affianchi ai controlli strumentali anche la visita con un esperto. (Salute, Corriere) PREVENZIONE E SALUTE LO SAI CHE I BAGNI CALDI NON SONO UN RIMEDIO CONTRO LA PELLE SECCA? I lunghi bagni caldi non sono un rimedio contro la xerosi cutanea, termine medico per definire la pelle secca, – spiega la dottoressa Alessandra Narcisi, dermatologa di Humanitas – anche se molte persone pensano che acqua bollente, sali da bagno e bagnoschiuma emollienti siano una buona soluzione. Al contrario, sembrerebbe che siano proprio  i lunghi bagni caldi (o docce) a seccare ulteriormente la pelle, magari già danneggiata dal freddo o dagli sbalzi di temperatura. Tra gli altri fattori che aumentano la secchezza della cute, che potrebbe tendere a desquamarsi ed essere più ruvida, ci sono anche temperature eccessive all’interno degli ambienti, il cloro delle piscine, i deodoranti a base alcolica e i detergenti contro la pelle grassa, che hanno un effetto addirittura troppo efficace. Come ricordano gli esperti, la pelle secca non va trascurata, perché potrebbe aggravare molte malattie dermatologiche.  Ad es., la pelle secca può portare ad un peggioramento del prurito senile, della psoriasi, della dermatite atopica, delle dermatiti irritative o allergiche da contatto. Quindi, è importante non sottovalutare la pelle secca e rivolgersi sempre a un dermatologo, evitando il fai-da-te, sia per evitare che il problema persista e si aggravi, sia per avere una diagnosi adeguata e ricevere consigli su come trattare la secchezza cutanea. Infine, è importante prestare grande attenzione al tipo di detergenti, creme e altri prodotti che si utilizzano quotidianamente. (Salute, Humanitas) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1411 PREVENZIONE E SALUTE IL CICLO È IRREGOLARE? SCOPRI COSA FARE Cicli molto corti, anche ogni 21 giorni, o troppo lunghi, oltre 30. Flusso molto abbondante o scarso. Spesso in una donna le mestruazioni non sono regolari e non si presentano ogni 28 giorni, cadenza considerata normale ma non sempre rispettata. Un ciclo irregolare non è necessariamente indice di una patologia e non rappresenta sempre un’alterazione da risolvere. Sempre, invece, è importante indagarne le cause rivolgendosi a un ginecologo. Irregolarità di vario tipo “Le disfunzioni mestruali – sono tutte quelle alterazioni del ciclo mestruale che non sono caratterizzate dalla regola che la donna deve mestruare ogni 28 giorni. Si tratta di una regolarità più frequente tra i 20 e i 45 anni, cioè nell’età centrale della vita fertile della donna. Nel periodo adolescenziale e in quello pre-menopausale, invece, spesso questa regolarità è assente. Nel primo caso siamo in presenza di un motore uterino e di un assetto ormonale che iniziano a funzionare; nel secondo ci si avvicina alla fine della vita mestruale e dell’età fertile e ci troviamo di fronte a un motore uterino alla fine del suo ciclo di vita e a un assetto ormonale alterato. Le disfunzioni mestruali possono essere di vario tipo: cicli lunghi, che si verificano dopo i 28 giorni; e cicli brevi, con le mestruzioni che si presentano anche ogni tre settimane. All’interno di queste alterazioni, che possono anche essere fisiologiche e rappresentare, entro certi limiti, una situazione di assoluta normalità, la disfunzione che può creare maggiori problemi è l’anticipo, se si scende al di sotto dei 23-24 giorni. Un ciclo più lungo dei canonici 28 giorni di solito non rappresenta un problema. Un ciclo corto, dove le mestruzioni si presentano ogni tre settimane, fa sì che la donna mestrui più di 12 volte all’anno. Con la conseguenza possibile di avere un’eccessiva perdita di sangue e il rischio di anemia, da controllare con un esame del sangue. Uno stato di anemia cronica comporta debolezza, capogiri, pelle pallida, compresa una diminuzione del colorito rosa di labbra e gengive, accelerazione del battito cardiaco e respiro breve in seguito a un leggero sforzo. Anche una mestruazione abbondante come quantità o che dura più di 5-6 giorni può comportare un’eccessiva perdita di sangue. Un ciclo considerano normale dura 5-6 giorni, un ciclo che ne dura 8 o 10 può far correre alla donna il rischio di incorrere in uno stato di anemia. Non ci sono invece rischi se il ciclo mestruale è corto e dura 3 o 4 giorni”. Un controllo è necessario “Anche se abbiamo detto che un’irregolarità mestruale può essere fisiologica, è sempre importante sottoporsi a una visita ginecologica e al Pap-test, per escludere eventuali patologie che possono essere la causa della disfunzione mestruale. Sarà poi il ginecologo a decidere se sottoporre la paziente a un’ecografia, che rappresenta un eventuale passo successivo e non sostituisce mai la visita. Patologie che possono determinare un’irregolarità mestruale possono essere, ad esempio, le alterazioni ormonali, i fibromi dell’utero, i polipi dell’endometrio, i tumori dell’ovaio, le iperplasie dell’endometrio (il tessuto all’interno dell’utero, quello che mestrua, cresce più del normale). E’ importante sottolineare che le perdite di sangue tra un ciclo e l’altro non devono essere interpretate come disfunzioni mestruali, ma come sintomi da non sottovalutare di patologie come polipi uterini o, più raramente, tumori del collo dell’utero”. PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1411 “Se la visita ginecologica non evidenzia particolari problemi, un ciclo lungo, di 30-35 giorni, non comporta conseguenze per la salute della donna, che non deve essere dunque sottoposta ad alcuna terapia. Diverso è il discorso per la donna in età fertile che ‘salta’ il ciclo per 3 o 4 mesi, perché un utero che non funziona tutti i mesi può avere delle conseguenze negative sulla fertilità della donna e quindi sulle sue possibilità di concepire. In questo caso la terapia consigliata è quella ormonale:  composti a base di estroprogestinici, cioè la pillola. Nel caso di un ciclo breve, si può non intervenire quando la donna mestrua ogni 25-26 giorni, se la mestruazione non è abbondante e la durata è normale. Se invece si hanno le metruazioni ogni tre settimane e il flusso è abbondante, può essere consigliato  sottoporsi a una terapia a base di estroprogestinici o progesterone, che può essere prescritta tra i 20 e i 40 anni senza particolari fattori di rischio (donna non fumatrice, esami della coagulazione normali e storia familiare negativa per ictus, trombosi venose…) e consente di regolarizzare le mestruazioni e di non incorrere nel rischio di anemia di cui abbiamo parlato. Dopo i 40 anni si può ricorrere a un dispositivo intra-uterino medicato con progesterone. Prima dei 40 anni la situazione è più delicata, perchè questi dispositivi è meglio non usarli se la donna vorrà avere figli, ma si può ricorrere alla pillola, nel momento in cui ci sono delle gravi alterazioni mestruali. La pillola va bene anche in giovanissima età, prima dei 20 anni”. (Salute, Humanitas) PREVENZIONE E SALUTE Le possibili TERAPIE DISINFETTANTI A BASE DI ALCOL: i batteri hanno imparato a resistere? Uno studio condotto in Australia rivela che alcuni batteri hanno imparato a "difendersi" dai disinfettanti ospedalieri a base di alcol. Ora bisognerà verificare se lo stesso stia accadendo in altri ospedali del mondo. Avete presente il tipico disinfettante a base di alcol, in uso negli ospedali (e in molti locali pubblici) di tutto il mondo? Sembra che un batterio che si trova comunemente nelle feci dell'uomo, l'Enterococcus faecium, stia diventando sempre più resistente a questo tipo di disinfettante, provocando così un aumento di alcune comuni infezioni ospedaliere (per esempio quelle a carico dell'apparato urinario). Lo sostiene uno studio in cui i ricercatori, hanno evidenziato nei campioni batterici raccolti dopo il 2010 una tolleranza al tipo di alcol che è alla base del disinfettante 10 volte maggiore rispetto ai campioni raccolti prima, ovvero più vecchi. E analizzandone il DNA, hanno scoperto che i batteri più resistenti presentavano diverse mutazioni nei geni coinvolti nel loro metabolismo. ADDIO DISINFETTANTE? CALMA! Ma non è ancora suonata l'ora per i disinfettanti ospedalieri: «Innanzitutto», spiega uno degli autori dello studio, «dobbiamo verificare se gli stessi modelli di tolleranza all'alcol siano presenti anche in popolazioni di Enterococcus faecium resistenti ai farmaci di altri ospedali del mondo». Inoltre non vi è ancora alcuna certezza su cosa, in questi batteri, provochi una maggiore resistenza all'alcol. La crescente diffusione dei disinfettanti negli ospedali potrebbe giocare un ruolo. Ma è possibile che anche altri fattori possano essere coinvolti, anche indirettamente. Per es. la capacità da parte dei batteri di adattarsi per sopravvivere nell'intestino degli esseri umani. A queste considerazioni ne va aggiunta un'altra, importantissima: «L'impiego sistematico dei disinfettanti alcolici per le mani ha consentito di ottenere grandi risultati, in particolare nel controllo dello Staphylococcus aureus resistente alla meticilina, e di altri tipi di infezioni ospedaliere», «e per questo siamo fortemente convinti che sarebbe meglio continuare a usarli». (Salute, Focus) PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1411 Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli La Bacheca Progetto “Una Visita per Tutti” : GLI EVENTI DEL MESE DI SETTEMBRE Di seguito l’elenco degli eventi previsti per il mese di Settembre Progetto “Una Visita per Tutti” Mese di Settembre dedicato alla prevenzione dell’Insufficienza Venosa Venerdì 07 Settembre (dalle 10.00 alle 18.00) Venerdì 14 Settembre (dalle 10.00 alle 18.00) Giovedì 20 Settembre (dalle 10.00 alle 18.30) Sabato 22 Settembre (dalle 10.00 alle 18.30) Lunedì 24 Settembre (dalle 10.00 alle 18.30) Martedì 25 Settembre (dalle 10.00 alle 18.30) FORIO - Ischia (NA); Via Francesco Regine, n. 61 AGEROLA (NA); Via Armando Diaz, n. 20 ARZANO (NA): Via Luigi Rocco, n. 115 LACCO AMENO - Ischia (NA); Piazza Santa Restituta, n. 5 CASAVATORE (NA); Piazza Gaspare di Nocera, n. 1 MELITO di Napoli (NA); Via Madonelle, n. 4 PAGINA 7 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1411 PAGINA 8 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1411

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