Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli
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Anno VII – Numero 1402 AVVISO Ordine 1. ORDINE: Progetto “Un Farmaco per tutti” “Una Visita per Tutti” 2. ORDINE: eventi Luglio Notizie in Rilievo Scienza e Salute 3. COLESTEROLO e dieta Grassa, un mix che fa male alla PROSTATA 4. Cancro al polmone, se non si fumasse sarebbe solo una «malattia rara» Prevenzione e Salute 5. In aereo: che cosa succede in caso di depressurizzazione della cabina? 6. Caldo: ecco perché il cervello rallenta 7. Insonnia, prima dei farmaci provare con la terapia cognitivocomportamentale Meteo Napoli Giovedì 26 Luglio ï‚· Sereno Minima: 22° C Massima: 32 °C Umidità: Mattina = 53% Pomeriggio = 56% Giovedì 26 Luglio 2018 – S. Anna e Gioacchino Proverbio di oggi……… I strunze saglieno semp ‘a galle COLESTEROLO e dieta Grassa, un mix che fa male alla PROSTATA Dieta ricca di grassi, colesterolo alto e problemi alla prostata, che vanno dall'iperplasia benigna (un ingrossamento) al tumore. Tra queste condizioni c'è un legame “pericoloso”, da non trascurare, su cui sollevano l'attenzione gli esperti della Siu, Società italiana di urologia. Gli urologi prendono spunto da due studi internazionali. Il primo, pubblicato sulla rivista "Prostate", ha preso in esame circa 36 mila uomini tra 40 e 99 anni, di cui quasi 9 mila con colesterolo alto, per un periodo compreso tra uno e 14 anni: è emerso che coloro che avevano una propensione a mantenere o sviluppare livelli di colesterolo alto, 'supportati' anche da una dieta ricca di grassi, avevano quasi il 25% di probabilità in più di incorrere in un ingrossamento della prostata. Il secondo, pubblicato sulla rivista "Oncotarget", ha analizzato invece 767 uomini con una neoplasia della prostata, evidenziando che il colesterolo alto era correlato a una incidenza superiore al 37% per lo sviluppo del tumore. "In via preventiva - spiega il professor Vincenzo Mirone, responsabile comunicazione della Siu - una strategia utile è intervenire sulla correzione della dieta, limitando l'assunzione dei grassi". Il primo consiglio degli urologi è di approfittare dell'estate per migliorare l'alimentazione. Sì a cereali, legumi e vegetali, al pesce e alla carne (rossa e bianca purché magra), ai pomodori cotti, ricchi di licopene, e ai broccoli, alla frutta secca e a bevande senza zuccheri, come il tè verde. (Salute, Il messaggero) SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo.; Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E' necessario abilitare JavaScript per vederlo. SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1402 PREVENZIONE E SALUTE IN AEREO: CHE COSA SUCCEDE IN CASO DI DEPRESSURIZZAZIONE DELLA CABINA? Un problema in un volo tra Irlanda e Croazia ha causato sanguinamenti e disturbi dell'udito in decine di passeggeri: quali cambi di pressione attraversiamo, durante un volo? Come vengono compensati? È accaduto di recente: un volo Ryanair partito da Dublino e diretto a Zara ha dovuto effettuare un atterraggio di emergenza a Francoforte in seguito alla depressurizzazione della cabina dell'aereo. Dopo l'incidente 33 dei 189 passeggeri sono stati portati in ospedale Il fastidio alle orecchie che normalmente avvertiamo in aereo è causato dal cambiamento della pressione per malesseri di varia natura, tra cui il sanguinamento dalle orecchie. atmosferica al variare della quota Perché questo disturbo? Qual è la pressione mantenuta all'interno di un aereo in quota, e che cosa succede al corpo umano se cambia in modo repentino? UNA VIA DI MEZZO. Gli aerei di linea volano generalmente a quote di crociera superiori ai 9.000 metri, salendo o scendendo di circa 600 metri al minuto. A 9.000 metri la pressione dell'aria all'esterno dell'aeromobile è pari a un terzo di quella a livello del mare, mentre, per questioni di comfort e di sicurezza, quella all'interno della cabina viene mantenuta a livelli equivalenti quelli tra 1.500 e 2.500 metri di quota (alta montagna, in pratica). È comunque una pressione inferiore a quella sul livello del mare: i gas si espandono, il sacchetto di patatine che avevate in borsa si aprirà con uno "scoppio", e lo shampoo nel bagaglio a mano potrebbe uscire dal tappo. Questa pressurizzazione aiuta a mantenere i livelli di ossigeno a una soglia di sicurezza, non senza qualche disagio nell'adattamento. LENTO ADATTAMENTO. Durante il decollo, l'aria nell'orecchio interno si trova a una pressione maggiore di quella in cabina, perché "residuo" di quella di terra: il timpano, la sottile membrana che trasmette le vibrazioni delle onde sonore all'orecchio interno, sporge verso l'esterno. Sbadigliare, masticare, deglutire, parlare, aiutano a portare la pressione all'interno e all'esterno dell'orecchio allo stesso livello. In fase di atterraggio, la pressione in cabina torna a salire, mentre quella all'interno dell'orecchio è ancora a livello di crociera. Il timpano è spinto all'interno, abbiamo le orecchie tappate e l'udito ovattato. Masticare una caramella, sbadigliare o bere aiuta ad aprire le trombe di Eustachio - i condotti che collegano l'orecchio medio al retro del naso - ed equilibrare nuovamente la pressione. SCOMPENSO IMPROVVISO. Quando questi processi non avvengono in modo graduale, come nel caso di un volo che si svolge in modo regolare, si può verificare un barotrauma, ossia una lesione causata da un problema di pressione. L'aria mantenuta artificialmente in cabina fuoriesce all'esterno del velivolo, dove la pressione è inferiore, e poiché la diminuita pressione fa espandere i gas, l'aria all'interno dell'orecchio cerca anch'essa di scappare verso l'esterno. Ciò può provocare la rottura del timpano e dei piccoli vasi sanguigni nelle orecchie, o la rottura dei capillari nasali. In una simile situazione il pericolo peggiore è l'asfissia, ma è a questo che servono le maschere d'ossigeno. Mentre le maschere scendono, il pilota si porta a una quota inferiore ai 3.000 metri, dove è possibile tornare a respirare anche senza ausili. L'ossigeno delle maschere è infatti disponibile per circa 15 minuti. COME PALLONCINI. Eventi come questi sono molto rari e volare è il modo più sicuro di viaggiare, e il 2017 è stato l'anno meno pericoloso di sempre, in quanto a incidenti aerei. Parlando di gas, quello nelle orecchie non è l'unico a dare problemi. Anche i gas intestinali si espandono salendo di quota, causando spiacevoli "effetti collaterali" in caso di fuoriuscita, e la stressa sorte tocca a quelli nelle otturazioni dentali, come sa bene chi si è trovato alle prese con i mal di denti da viaggio. (Salute, Focus) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1402 SCIENZA E SALUTE CALDO: ECCO PERCHÉ IL CERVELLO RALLENTA Un esperimento condotto dall’Università di Harvard (Boston) ha dimostrato come all’aumentare delle temperature corrisponda una diminuzione della nostra lucidità mentale. Lo studio, pubblicato su Plos Medicine, è stato commentato dal professor Alberto Albanese, Responsabile di Neurologia I in Humanitas, in un’intervista al Corriere della Sera. I ricercatori, in seguito a giornate particolarmente calde, hanno coinvolto due gruppi di studenti per analizzarne le performance cognitive. I ragazzi sono stati sottoposti a due test nei 12 giorni successivi; alcuni di loro alloggiavano in stanze con aria condizionata accesa e una temperatura intorno ai 21 gradi, mentre altri in stanze con aria spenta e una temperatura intorno ai 26 gradi. Come hanno spiegato i ricercatori, è emerso che i ragazzi nelle stanze senza aria condizionata avevano reazioni più lente del 13% e sbagliavano il 10% di risposte in più rispetto a coloro che soggiornavano in stanze climatizzate. Un incremento anche minimo delle temperature ha dunque un impatto sulla nostra mente e può portarci a sbagliare la risposta anche di fronte a domande cui saremmo in grado di rispondere. Il commento del professor Albanese “È un esperimento molto particolare, di tipo meccanicistico, che fa luce sulle modalità di funzionamento del cervello e in particolare sull’attività di calcolo. Gli autori hanno preparato due test cui gli studenti dovevano sottoporsi tutte le mattine, uno di inibizione e uno di calcolo numerico: si tratta di funzioni elementari e quotidiane. Un esempio di test di inibizione potrebbe essere la parola “rosso” scritta con il colore verde: tra due opzioni, il soggetto deve scegliere il colore che legge e non quello che vede. Sono attività tipiche dei lobi frontali, una piccola parte delle nostre capacità cognitive. L’esperimento valuta il funzionamento del cervello come se questo fosse un computer, una specie di misurazione della velocità del processore del pc in condizioni termiche diverse. Non c’è stata alcuna analisi del benessere o degli aspetti emotivi dei partecipanti, che peraltro non erano stati messi in condizioni di particolare stress o disadattamento. Stiamo parlando di lievi variazioni termiche, che non richiedono attività di compensazione particolarmente complesse”, ha spiegato il professore. CALDO E FUNZIONAMENTO DEL CERVELLO, QUALE RELAZIONE? Quando la temperatura esterna è più alta, il cervello rallenta. Si ha infatti un aumento del flusso sanguigno e della vasodilatazione e il metabolismo non funziona più come dovrebbe, con ripercussioni anche sulla trasmissione degli impulsi nervosi. Il caldo attiva meccanismi di compensazione che tendono a mantenere la temperatura corporea costante (omeostasi). “In questo esperimento, poi, c’è un altro elemento da considerare: i soggetti, giovani e sani, privati di aria condizionata non si erano adattati alla temperatura di 26 gradi, un adattamento che sarebbe invece avvenuto se fossero rimasti in quella condizione climatica per alcuni mesi (e le capacità cerebrali sarebbero quindi tornate normali). Per questo sono scattati i meccanismi di compensazione che hanno rallentato la capacità di calcolo: è come se il loro cervello sia stato distratto dal punto di vista metabolico a causa della necessità di mantenere costante la temperatura corporea. Chi vive abitualmente in regioni calde, per esempio nella zona dei Tropici, si è adattato a quelle temperature e non ha alcun rallentamento mentale”, ha precisato lo specialista. Cambiamenti improvvisi di temperatura incidono sulla condizione cognitiva e che “Per il cervello è ideale una temperatura compresa tra 19 e 23 gradi, ma purtroppo assistiamo a un aumento di sbalzi termici. Pensiamo per es. alle conseguenze sugli anziani: in loro i meccanismi di compensazione sono molto più complessi di quelli che si attivano nei giovani, perché riguardano anche cuore, circolazione, abbassamento della pressione”. (Salute, Humanitas) PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1402 SCIENZA E SALUTE CANCRO AL POLMONE, SE NON SI FUMASSE SAREBBE SOLO UNA «MALATTIA RARA» L’80-85 % delle persone colpite da questa patologia è (o è stato) un fumatore. È un tumore ancora big killer: 40mila nuovi casi all’anno in Italia e oltre 30mila morti Se non si fumasse più, il cancro al polmone diventerebbe una malattia rara. Invece il carcinoma polmonare rappresenta, ancora oggi, la prima causa di morte tumorale: è responsabile ogni anno di un milione e 300mila decessi a livello mondiale, ovvero più di quanto causato da neoplasia del colon, mammella e prostata messi insieme. In Italia ogni anno si registrano oltre 40mila nuovi casi di carcinoma polmonare e il fumo di sigaretta è il principale fattore di rischio: ben l’80-85 % della popolazione colpita da questa patologia è (o è stato) un fumatore. «L’oncologia sta attraversando una fase cruciale di innovazione diagnostica e terapeutica - dice Giorgio Scagliotti direttore del Dip. di Oncologia, all’Azienda Ospedaliero -universitaria San Luigi Gonzaga di Orbassano (Torino) -. Con una malattia che in Italia nel 2013 ha registrato più di 100 nuove diagnosi al giorno, aumentano i dati di sopravvivenza grazie all’anticipo della diagnosi e all’efficacia delle nuove cure. La sopravvivenza, per maschi e femmine, del tumore polmonare a cinque anni dalla diagnosi arriva in media al 17 %». Se un miglioramento c’è stato, questa percentuale è ben lontana da quelle (di gran lunga migliori) di altri tipi di cancro molto diffusi, come quelli di seno e prostata. E quello al polmone resta un “big killer”, responsabile in Italia di 8.320 decessi fra le donne e 22.830 fra gli uomini. 100 nuove diagnosi al giorno Progressi nelle terapie «Un progresso nel trattamento delle neoplasie è stato determinato dall’immunoterapia, che ha permesso la realizzazione di terapie personalizzate. Queste, nel futuro, potrebbero consentire di cronicizzare diverse malattie neoplastiche anche molto aggressive e in fase avanzata. Ma di fronte alla prognosi, ancora oggi severa nella maggior parte dei casi, è fondamentale migliorare la comunicazione con pazienti e familiari, spiegare loro fin dall’inizio la gravità della patologia. Pur senza essere duri, procedendo gradualmente, è giusto che il malato capisca la sua situazione e possa scegliere consapevolmente se e come procedere con le terapie, con quali (possibili e attesi) effetti collaterali e quale qualità e quantità di vita». Indispensabile la prevenzione: «In Italia il 64 % dei fumatori ha un’età compresa tra i 18 e i 34 anni . Più del 70 % dei tabagisti accende la prima sigaretta tra i 15 e i 20 anni, ben il 13% inizia a fumare prima dei 15 anni e il 46 comincia prima dei 17. E sono particolarmente preoccupanti i numeri riguardanti le donne di ogni età. Dobbiamo essere più efficaci verso i giovanissimi e tra gli adolescenti, parlare loro fin da bambini con un linguaggio e modi adeguati per convincerli a non fumare. Eliminando il tabacco, il cancro al polmone potrebbe davvero diventare una malattia rara. Senza considerare che l’elenco dei tipi di tumore collegati al fumo (in aggiunta a bronchi e polmone), è lunghissimo e va dall’area testa e collo (nasofaringe, cavità nasali, orofaringe, cavo orale, ipofaringe, laringe) all’apparato digerente (esofago, stomaco, fegato, colon-retto e pancreas), fino a quello urogenitale (rene, uretere, vescica, ovaio, cervice uterina)». (Salute, Corriere) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1402 PREVENZIONE E SALUTE INSONNIA, PRIMA DEI FARMACI PROVARE CON LA TERAPIA COGNITIVO-COMPORTAMENTALE Lo consiglia l'American college of physicians Prima di ricorrere ai farmaci, si può provare a curare l'insonnia cronica con la terapia cognitivocomportamentale per l'insonnia (Tcc-i). Questo approccio, infatti, ha meno probabilità di causare effetti indesiderati. Ad affermarlo è l'American college of physicians (Acp), l'organizzazione dei medici internisti statunitensi, nella nuova guida pubblicata sulla rivista Annals of internal medicine. Secondo gli esperti, se questo metodo non dovesse produrre gli effetti sperati, vi si potrebbe associare anche un trattamento farmacologico. La Tcc-i rappresenta la combinazione di interventi differenti:  comprende tecniche cognitivo-comportamentali,  misure di psico-educazione  regole d'igiene del sonno. Le ricerche finora condotte hanno dimostrato che risulta efficace nel trattamento dell'insonnia primaria. Inoltre, rispetto alle cure farmacologiche, presenta meno rischi d'incorrere in effetti collaterali significativi. L'Acp raccomanda di sperimentare questa terapia nel trattamento iniziale dell'insonnia cronica. Se i risultati ottenuti dovessero risultare insufficienti, l'organizzazione invita i medici a discutere con i loro pazienti sull'opportunità di associare alla Tcc-i anche una terapia farmacologica. In questa circostanza, i dottori dovrebbero spiegare gli eventuali benefici, ma anche i rischi e i costi economici associati all'impiego dei medicinali. “La terapia cognitivo-comportamentale per l'insonnia è un trattamento efficace e può essere impiegato in un contesto di cure primarie. Anche se non abbiamo prove sufficienti per confrontare direttamente gli effetti della Tcc-i con il trattamento farmacologico, possiamo affermare che la Tcc-i ha meno probabilità di provocare danni. I farmaci per il sonno, infatti, possono determinare gravi effetti collaterali”. Lo specialista precisa, inoltre, che i medicinali possono essere utilizzati soltanto per un breve periodo, mentre la Tcc-i può essere seguita anche per molto tempo. “I farmaci dovrebbero essere utilizzati per non più di quattro o cinque settimane, mentre le abilità apprese con la Tcc-i possono aiutare a gestire l'insonnia nel lungo periodo. Prima di continuare la terapia farmacologica, i medici dovrebbero prendere in considerazione le cause secondarie trattabili dell'insonnia, come la depressione, il dolore, l'ingrossamento della prostata, i disordini associati all'abuso di sostanze e altri disturbi del sonno come l'apnea notturna e la sindrome delle gambe senza riposo”. (Salute, 24 Ore) PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1402 Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli La Bacheca ORDINE: GLI EVENTI DEL MESE DI LUGLIO Progetto “Una Visita per Tutti” Mese di Luglio dedicato alla prevenzione dell’Insufficienza Venosa Mercoledì 04 Luglio (dalle 10.00 alle 18.00) Martedì 10 Luglio (dalle 15.30 alle 18.30) Giovedì 12 Luglio (dalle 10.00 alle 18.30) Mercoledì 25 Luglio (dalle 9.30 alle 18.00) Giovedì 26 Luglio (dalle 9.30 alle 18.00) Lunedì 30 Luglio (dalle 9.30 alle 18.00) PORTICI (NA); Via Libertà , n. 244 FRATTAMINORE (NA): Piazza Crispo PALMA CAMPANIA (NA); Piazza A. De Martino NAPOLI ; Via Emanuele Gianturco,n. 247 FORIO ISCHIA (NA); Via Francesco Regine, 61 PROCIDA (NA); Via Roma, 42 PAGINA 7 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1402 Progetto “Una Visita per Tutti” : all’insegna della Prevenzione Di seguito alcune immagini relative all’ultimo evento di Napoli – Via Gianturco. PAGINA 8 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1402 Progetto “Un FARMACO per TUTTI” E “UNA VISITA PER TUTTI”: I farmacisti in piazza per il benessere sociale. La Repubblica Ediz. del 22 Luglio 2018. PAGINA 8 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VII – Numero 1402 Progetto “Un FARMACO per TUTTI”: FARMACI DONATI ARRIVATI IN BURKINA FASO I farmaci donati alle Suore Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato di Mugnano sono stati spediti in una Missione in Burkina Faso. i farmaci raccolti attraverso il progetto sono arrivati, mediante un container, a destinazione nella diocesi di Tenkodogo. Le suore della Congregazione delle “Vittime Espiatrici di Gesù Sacramentato” operano in questa missione fornendo aiuto alla popolazione distribuendo farmaci e dispositivi medici alle scuole, ai villaggi e all’Ospedale di Tenkodogo. Di seguito alcune foto ne documentano l’arrivo. Arrivo dei farmaci in Burkina Faso Partenza dei Farmaci per il Burkina Faso Distribuzione dei farmaci in Burkina Faso

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