Ordine dei Farmacisti della provincia di Napoli
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Anno V – Numero 1152 Mercoledì 5 Luglio 2017 – S. Antonio M. Zaccaria AVVISO Proverbio di oggi….…….. Ordine 1. ORDINE: Progetto “Un Farmaco per tutti”; Visita del Cardinale di Napoli 2. Eventi Mese di Luglio 3. FAF in farmaDAY Notizie in Rilievo Scienza e Salute 4. “Acne, la pillola è l’unica terapia contro l’acne”, vero o falso? 5. Si può stabilire un limite massimo della vita umana? Prevenzione e Salute 6. Tinture per capelli e liscianti chimici fanno venire il cancro al seno? 7. Scompenso cardiaco, cosa succede con il caldo? E' succieso 'o quarantotto E' successo il finimondo “ACNE, LA PILLOLA È L’UNICA TERAPIA Chi troppo s’inchina, mostra il sedere CONTRO L’ACNE”, VERO O FALSO? L’acne non è solo un problema estetico per chi ne è affetto ma è considerata una patologia dermatologica che pertanto richiede una terapia per curarla Anche se la pillola contraccettiva è considerata la terapia più efficace, tuttavia esistono molti altri trattamenti terapeutici per l’acne come per esempio antibiotici, derivati della vitamina A, prodotti esfolianti e molti altri che si utilizzano a seconda della gravità e della tipologia dell’acne. La pillola contraccettiva invece viene prescritta nell’acne, anche in giovane età, spesso nell’età dello sviluppo quando l’acne solitamente compare, perché la ghiandola sebacea, la cui alterazione è la principale responsabile della patologia, è regolata dagli ormoni androgeni presenti in piccole quantità anche nelle donne. Questo tipo di terapia, regolando la produzione degli ormoni, normalizza la ghiandola sebacea riducendo l’entità dell’acne in modo efficace se la pillola contraccettiva viene assunta con continuità; infatti, se si decide di interrompere la terapia, l’acne si ripresenta. (Salute, Humanitas) Perché i calci nei testicoli fanno così male? Che tempismo! Meteo Napoli Mercoledì 5 Luglio  Sereno Minima: 21° C Massima: 31 °C Umidità: Mattina = 73% Pomeriggio = 45% Un calcio"nelle parti basse" fa così male perché i testicoli sono ricchissimi di terminazioni nervose, che per di più non sono protette da uno spesso strato di derma. La densità delle terminazioni nervose nelle due aree è simile, ma battere le punta delle dita su un tavolo non fa altrettanto male. Se particolarmente forti, i traumi dei testicoli possono provocare anche nausea e vomito e in seguito possono comparire lividi. In questi casi andare al pronto soccorso. Incidenti: Per via della loro posizione, i testicoli sono soggetti abbastanza spesso a incidenti, che si verificano con una frequenza maggiore fra i 15 e i 40 anni (una delle cause più frequenti è la caduta dalla moto). I traumi gravi possono compromettere la fertilità, ma fortunatamente sono una minoranza. SITO WEB ISTITUZIONALE: www.ordinefarmacistinapoli.it iBook Farmaday E-MAIL: ordinefa@tin.it; info@ordinefarmacistinapoli.it SOCIAL – Seguici su Facebook –Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1152 PREVENZIONE E SALUTE Si può stabilire un limite massimo della vita umana? Uno studio statistico del 2016 indicava che 115 anni è più o meno il massimo che possiamo sperare di vivere. Ora cinque diversi studi lo confutano: se c'è un tetto, è più alto, e forse neppure c'è. La durata dell'esistenza umana si è già espressa al massimo delle sue potenzialità? Di recente, uno studio pubblicato su Nature aveva asserito di sì: il limite di vita massimo raggiungibile avrebbe toccato un tetto negli anni '90, e salvo alcune felici eccezioni, la media degli ultracentenari si situa, stabile, attorno alle 115 candeline. Ora però cinque diversi studi fanno scricchiolare le conclusioni della ricerca di Jan Vijg, il genetista dell'Albert Einstein College of Medicine di New York che aveva firmato il paper originale. Secondo i nuovi lavori - sempre pubblicati su Nature - non esiste un limite obbligatorio ed evidente alla durata massima della vita umana, e anche se ci fosse, sarebbe in media ben più alto di 115 anni. UN TETTO NON C'È. Per Jim Vaupel, esperto di invecchiamento presso il Max Planck Institute for Demographic Research in Germania, «i dati indicano che non c'è un limite delineato. Al momento le evidenze scientifiche sembrano suggerire che, se di limite si può parlare, questo si situa oltre i 120 anni, forse anche di più, o forse non esiste affatto un limite». LA RICERCA ORIGINALE. Vijg si era rifatto all'International Database on Longevity, un archivio con la lista delle persone più longeve morte in ogni dato anno, per concludere che la massima età di morte riportata era cresciuta rapidamente tra gli anni '70 e '90, per poi raggiungere una sorta di tetto (o stagnazione di crescita) attorno al 1995, situandosi a 114,9 anni. ERRORI DI CALCOLO. Ma le analisi dei dati di Vijg sembrano riportare problemi statistici: il presunto tetto sarebbe in poche parole frutto di calcoli errati basati su interpretazioni "visive" delle curve di longevità, su esempi particolari e outlier (si definiscono così le eccezioni che falsano i risultati), nonché su conclusioni arbitrarie e circolari. Qualunque serie di dati, se segmentati - in questo caso negli anni che precedono e seguono il 1995 - presentano tetti o "discese", nonostante un trend di crescita. CONCLUSIONI DEBOLI. Il fatto che al grande pubblico piaccia avere un numero come riferimento avrebbe determinato il successo dello studio, come polemicamente afferma Siegfried Hekimi della McGill University di Montreal, tra gli autori degli ultimi lavori. Del resto, si difende Vijg, gli studi sugli ultracentenari si basano per definizione su pochi, sparuti casi particolari. Non è da tutti arrivare a spegnere così tante candeline. CHI PUÒ SAPERLO? Anche se il dibattito è ben lontano da una soluzione, i nuovi lavori sembrano smentire l'esistenza di un timer che stabilisca un tetto massimo alla durata dell'esistenza. L'invecchiamento sembra essere più imprevedibile di quanto si credesse. (Salute, Focus) PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1152 PREVENZIONE E SALUTE TINTURE PER CAPELLI E LISCIANTI CHIMICI FANNO VENIRE IL CANCRO AL SENO? L’ultimo studio americano sul tema trova un legame, ma l’esperta spiega: «Servono conferme. Ecco l’elenco completo di cosa fa davvero salire il rischio di ammalarsi» Un nuovo studio americano tenta di dare risposta a un quesito che tende a tornare ciclicamente di attualità: certi prodotti per capelli fanno salire il rischio di cancro al seno? Le indagini condotte finora non sono infatti riuscite a fare chiarezza in modo definitivo: alcune si basano su test animali, altre hanno preso in considerazione popolazione sana e con tumore, ma in generale ad oggi gli esiti appaiono contrastanti e in gran parte dipendenti dal tipo di prodotti utilizzati (alcuni effettivamente contenenti sostanze cancerogene). Ora, i risultati dell’ultima ricerca pubblicata sulla rivista scientifica Carcinogenesis sembrano indicare che  ci sia effettivamente un legame fra tinture, prodotti liscianti e carcinoma mammario «ma - si tratta di dati parziali, per cui sono necessarie ulteriori indagini prima di dare una risposta definitiva». Cerchiamo allora di fare il punto della situazione con l’aiuto di Stefania Gori, direttore del Dipartimento di Oncologia al Cancer Care Center dell’ospedale Sacro Cuore-Don Calabria di Negrar (Verona) e presidente eletto dell’Aiom, l’Associazione Italiana Oncologia Medica. Cosa dice quest’ultima ricerca? «Si tratta -di uno studio condotto negli Stati Uniti, che ha incluso oltre 4mila donne (sia bianche che afroamericane) di cui 2.280 con tumore al seno e 2.005 senza tumore. Lo studio ha esplorato l’eventuale associazione tra il diverso uso di prodotti per capelli (tinture, liscianti chimici e balsami contenenti colesterolo e placenta) e il rischio di cancro alla mammella. DONNE AFROAMERICANE: gli autori sostengono che  l’uso di tinture scure è associato a un aumento del 51% del rischio di carcinoma mammario. DONNE BIANCHE, l’uso di liscianti è associato a un  aumento del rischio del 74%, e tale rischio risulta ulteriormente aumentato se si utilizza una combinazione di liscianti e tinture». Quali sono i meccanismi che legano tinture e cancro al seno? «I meccanismi non sono noti - dice l’esperta -. L’ipotesi avanzata è che i prodotti per capelli possano contenere sostanze cancerogene come per esempio le ammine aromatiche che, se assorbite dall’organismo, potrebbero determinare danni al Dna e favorire lo sviluppo di tumori. Inoltre i prodotti per capelli potrebbero contenere fonti di estrogeni o di sostanze che interferiscono con la regolazione ormonale e un’eccessiva esposizione agli estrogeni rappresenta un fattore di rischio per il tumore al seno. Ma in questo studio non sono stati valutati i componenti dei prodotti per capelli presi in esame, per cui non c’è una risposta definitiva». PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1152 «Per il momento le informazioni disponibili non consentono di stabilire se il pericolo possa essere collegato a sostanze specifiche contenuti nei prodotti utilizzati. Anche se questo studio suggerisce una possibile correlazione tra liscianti, tinture e tumore al seno, ci sono altri studi che non hanno osservato alcun tipo di collegamento. È quindi necessario proseguire la ricerca in questo ambito per fare maggiore chiarezza. Nel frattempo è consigliabile un uso responsabile dei prodotti per capelli e in generale dei prodotti cosmetici, prestando attenzione alla composizione di quello che si acquista ed evitando usi troppo frequenti». Dipende dai prodotti usati? Cosa si sa di certo? Parlando di tumore al seno: cosa fa salire in rischio di ammalarsi? «Le probabilità di sviluppare un carcinoma della mammella aumentano con l’avanzare dell’età: la probabilità di sviluppo di cancro al seno è  del 2,4% fino a 49 anni (1 donna su 42),  del 5,5% tra 50 e 69 anni (1 donna su 18)  del 4,7% tra 70 e 84 (1 donna su 21). La curva di incidenza cresce esponenzialmente sino agli anni della menopausa (intorno a 50-55 anni), in seguito rallenta, per poi riprendere a salire dopo i 60 anni: un andamento legato sia alla storia endocrinologica della donna sia alla presenza dei programmi di screening mammografico. Ci sono poi fattori riproduttivi: una lunga durata del periodo fertile, con un menarca precoce e una menopausa tardiva e quindi una più lunga esposizione dell’epitelio ghiandolare agli stimoli proliferativi degli estrogeni ovarici, fanno lievitare il rischio. Così come il non avere figli, una prima gravidanza a termine dopo i 30 anni, il mancato allattamento al seno». E per quanto riguarda l’ALIMENTAZIONE? «L’elevato consumo di alcol e grassi animali e il basso consumo di fibre vegetali sembrerebbero essere associati ad aumentato rischio di carcinoma mammario. Stanno inoltre assumendo importanza l’alimentazione e quei comportamentali che conducono all’insorgenza di obesità (specie in post menopausa) e sindrome metabolica. Sappiamo per certo che attraverso una regolare attività fisica quotidiana abbinata a una dieta equilibrata (per es. la mediterranea) si potrebbe ridurre il pericolo di carcinoma mammario migliorando l’assetto metabolico e ormonale della donna. Infine, per completare l’elenco dei fattori di rischio noti per questa neoplasia, bisogna ricordare familiarità ed ereditarietà, anche se solo il 5-7 % dei carcinomi mammari risulta essere legato a fattori ereditari, un quarto dei quali determinati dalla mutazione di due geni BRCA1 e BRCA2. Nelle donne portatrici di mutazioni del gene BRCA1 il rischio di ammalarsi nel corso della vita di carcinoma mammario è pari al 65% e nelle donne con mutazioni del gene BRCA-2 pari al 40%. E la lista si chiude con la pregressa radioterapia (a livello toracico, specialmente se prima dei 30 anni d’età) e precedenti displasie o neoplasie mammarie». (Salute, Corriere) PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1152 PREVENZIONE E SALUTE SCOMPENSO CARDIACO, COSA SUCCEDE CON IL CALDO? I soggetti colpiti da malattie croniche, come ad esempio lo scompenso cardiaco, rientrano tra le categorie a rischio. L’afa e l’umidità, infatti, possono insidiare la loro salute più che in altri individui. In che modo il gran caldo può rappresentare un pericolo per i soggetti scompensati? Quali contromisure devono essere adottate? L’abbiamo chiesto alla dott.ssa Maddalena Lettino, responsabile dell’Unità operativa di Cardiologia dello Scompenso di Humanitas. Lo scompenso cardiaco si caratterizza per l’inefficienza del cuore a svolgere le sue normali funzioni di pompa:  il muscolo cardiaco non riesce a garantire un adeguato afflusso di sangue all’organismo. I suoi sintomi principali sono l’aumento del battito cardiaco con conseguente palpitazione, la fatica e la dispnea, ovvero la difficoltà a respirare: «Il caldo, che aumenta la vasodilatazione e riduce i valori della pressione arteriosa, farà peggiorare la sintomatologia generale. Ad esempio – il paziente potrà sentirsi molto più debole del solito, lamentando difficoltà a svolgere anche le più semplici attività quotidiane». Come cambierà la terapia farmacologica? «Il trattamento dello scompenso cardiaco prevede l’assunzione di diversi farmaci per migliorare l’attività del muscolo cardiaco, in particolare diuretici e vasodilatatori. I diuretici però possono aumentare il rischio di disidratazione del paziente mentre i vasodilatatori abbassano ulteriormente i valori della pressione arteriosa». «Per questi motivi sarà necessario trovare un nuovo equilibrio tra le dosi dei farmaci che mantengono efficiente la circolazione del sangue e la funzionalità del cuore con le nuove condizioni climatiche». Per far fronte al caldo si consiglia sempre di bere molto, fino a due litri di acqua al giorno, di consumare pasti leggeri, con pesce carni bianche, cereali integrali e frutta e verdura di stagione. Questi consigli validi per la popolazione generale devono essere però cuciti su misura per il paziente scompensato quando si parla di idratazione: «Bisognerà limitare l’apporto di acqua a un litro al giorno e a mezzo litro per quanto riguarda gli altri liquidi che si assumono con l’alimentazione, dalla frutta ai pasti alle altre bevande». Scompenso cardiaco e attività fisica «Spesso chi soffre di scompenso presenta anche una funzionalità renale compromessa e dunque un alto apporto di acqua potrebbe aumentare la tendenza a trattenere i liquidi. Se però la sudorazione è abbondante si può incrementare l’introito massimo di liquidi a un litro e mezzo d’acqua. In ogni caso è bene misurare quotidianamente il peso corporeo: se aumenta è perché il corpo sta accumulando liquidi e quindi sarà bene limitarsi al litro». Per la gestione dell’insufficienza cardiaca lo specialista potrebbe aver “prescritto” dell’attività fisica, importante per il mantenimento del tono muscolare. Anche una passeggiata all’aria aperta è utile ma in estate bisogna tener conto di alcune accortezza: «Meglio evitare di fare attività fisica in ambienti caldi e nelle ore centrali della giornata, così come ad alta quota. Una buona soluzione, praticabile al mare, potrebbe essere fare attività fisica in acqua, anche solo passeggiare. Questo perché, grazie all’effetto antigravitazionale, lo sforzo fisico in acqua è meglio tollerato», conclude la dottoressa Lettino. (Salute, Humanitas) PAGINA 6 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1152 Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli La Bacheca ORDINE: SERATA DEDICATA AL CAMBIAMENTO DELLA PROFESSIONE Lunedì 10 Luglio, ore 20.30 – Renaissance Naples Hotel Mediterraneo – L’Ordine in collaborazione con la Business School ha organizzato l’importante evento che ha come focus “Il Cambiamento della Professione”. Si invitano i Colleghi a partecipare a questo evento. Nel corso della serata sarà offerto un buffet nel Roof Garden Terrazza Angiò, all’undicesimo piano. Interverranno: Presidente di Federfarma Napoli, Michele DI IORIO Federfarma Servizi, Antonello MIRONE PAGINA 7 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA . Anno IV – Numero 1152 Modulo 7/B: SINTOMI IN FARMACIA: Ruolo del Farmacista SINUSITE (II) Sintomi La sinusite può presentarsi in forma acuta (la durata non supera le 3 settimane) o cronica, che si protrae anche per un paio di mesi. Quando gli episodi si ripetono almeno tre volte in un anno si parla di sinusite ricorrente. I sintomi della sinusite acuta e cronica sono analoghi e sono costituiti principalmente da dolore e senso di pressione al volto. La localizzazione precisa del dolore varia poi in base al seno o ai seni interessati:  in corrispondenza delle guance e sopra i denti per il seno mascellare  alla fronte e sopra le arcate sopracciliari per il seno frontale  dietro gli occhi, alla testa e alle tempie per il seno sferoidale; questo dolore è localizzato meno esattamente ed è riferito all’area frontale od occipitale. Febbre e brividi suggeriscono estensione dell’infezione oltre i seni.  intorno e dietro gli occhi per il seno etmoidale. Inoltre, indipendentemente dalla localizzazione della sinusite si può accusare:  mal di testa e gonfiore intorno agli occhi  secrezione giallo-verdastra dal naso o nella gola  naso chiuso  alitosi e tosse produttiva con catarro (specialmente di notte)  febbre  mal di denti (sinusite mascellare)  riduzione del gusto e/o dell’olfatto. Diagnosi La valutazione diagnostica si basa essenzialmente sull’anamnesi e sull’esame obiettivo del paziente. Queste da sole non portano tuttavia a una diagnosi certa di sinusite e devono essere sempre affiancate da esami strumentali che permettano di esplorare l’interno delle cavità nasali. Per una corretta diagnosi della sinusite bisogna eseguire un’approfondita analisi endoscopica delle cavità nasali con apparecchi - che utilizzano fibre ottiche rigide, come i telescopi, o flessibili, come i fibrolaringoscopi - che permettono di visualizzare le aree che non si possono esplorare con la rinoscopia. Metodica molto diffusa in passato, ma oggi abbandonata, è la diafanoscopia, una semplice tecnica diagnostica che consiste nell’esaminare i seni facciali mediante transilluminazione, cioè osservando l’illuminazione che si ottiene introducendo una piccola torcia elettrica nella bocca o nel naso. Se la luce filtra attraverso le strutture ossee del volto significa che i seni paranasali non sono ostruiti, se invece questo non succede vuol dire che c’è un’infezione in corso. La diagnosi di conferma deve essere eseguita mediante una radiografia del cranio o talvolta mediante una TAC o tomografia assiale computerizzata (che permette di studiare strato per strato l’intera regione dei seni paranasali); quest’ultima in particolare è quella che permette di valutare con maggior precisione le condizioni anatomiche e l’estensione delle forme purulente o croniche della malattia. Nei bambini si sospetta una sinusite quando una rinorrea purulenta persiste per > 10 giorni insieme ad astenia e tosse. La febbre è infrequente. Può essere presente un dolore facciale localizzato o un fastidio. L’esame del naso rivela una secrezione purulenta, la TC è una conferma. Si limitano le scansioni TC a sezioni in proiezione coronale per ridurre l’esposizione a radiazioni. Esami batteriologici (per la ricerca dei batteri) e micologici (per la ricerca dei funghi) sul secreto nasale, prelevato mediante tampone nasale, consentono di individuare gli agenti infettivi responsabili. Il link che vi “porterà” direttamente sulla piattaforma FAD del Provider https://fad.ocmcomunicazioni.com PAGINA 8 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1152 ORDINE: CAMPAGNA INFORMATIVA DI PREVENZIONE AL MELANOMA L’Ordine in collaborazione con il Comune di Napoli, la Fondazione melanoma ONLUS e Federfarma Napoli ha predisposto “La Prevenzione sul Melanoma”. Il Mese di LUGLIO è dedicato alla Prevenzione del MELANOMA Un gruppo di Dermatologi è a disposizione dei Cittadini per un CONSULTO GRATUITO presso la Sede dell’Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli secondo il Calendario riportato nella locandina PAGINA 9 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1152 PAGINA 10 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1152 ORDINE: LOCANDINA CAMPAGNA INFORMATIVA PREVENZIONE AL MELANOMA L’Ordine in collaborazione con il Comune di Napoli, la Fondazione melanoma ONLUS e Federfarma Napoli ha predisposto una locandina informativa che riporta le raccomandazioni ed i consigli per la prevenzione del Melanoma Le Locandine e i Volantini saranno distribuiti dal mese di Luglio a tutte le farmacie di NAPOLI e PROVINCIA. PAGINA 10 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1152 ORDINE: SERATA STRAORDINARIA in OCCASIONE della VISITA del CARDINALE di Napoli, S.E. Crescenzio SEPE, presso la Sede dell’ORDINE Lunedì 3 Luglio, ore 20.30, Sede Ordine- Arcivescovo Metropolita di Napoli Nel corso della serata si è parlato del Progetto “Un Farmaco per Tutti” che ha come obiettivo quello di contrastare la Povertà Sanitaria. Ad oggi hanno aderito 131 Farmacie. Nel corso dell’incontro, in una cornice di Colleghi delle grandi occasioni e alla presenza di autorità Istituzionali e di Categoria, il presidente Enzo Santagada ha consegnato al Cardinale di Napoli S.E. Crescenzio SEPE una targa per aver insegnato alla Nostra Professione, con il Suo Magistero all’insegna della carità e attraverso il progetto solidale “Un Farmaco per Tutti” che “Dio Ama chi Dona con Gioia”. Alla cerimonia erano presenti in tantissimi, la sala convegno stracolma e una partecipazione attiva ha reso l’atmosfera coinvolgente soprattutto quando è entrato il Cardinale di Napoli. Un lungo applauso ha salutato il suo arrivo e i partecipanti si sono tutti alzati per omaggiarlo. Alcuni dei Momenti della Serata PAGINA 10 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno IV – Numero 1152

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